Tibet Blues

"Tibetan Children", Ladakh
(
Kodachrome 25) Artsediments©2010
(English)
When I arrived in Tibet the first thing that happened to me was that I got arrested. I had just landed in Leh airport, which at the time consisted of a sand strip in the middle of rocky mountains better known as the Himalaya. I took out my camera, I mounted the most powerful telephoto I had, and I started watching the sacred mountains, in an ecstatic state of mind. I was in the land of the 10,000 Buddhas, I was under the deep blue sky right under the center of the Nirvana. In the midst of this mystical state of excitement, I kind of heard someone screaming, although I did not fully realized he was screaming at me. He was pointing his finger to me and screaming like crazy in a language that I imagined to be archaic Sanskrit or similar. I barely had the time to remove the camera from my eye and have a glimpse of the screamer when I felt lifted toward the blue sky and yes, I was floating in mid hair as some of the ascetic meditating monks I had read about. The difference was that my levitation was helped by two big guys in uniform that were holding me by my arms, and they carried me flying in a dark room in a mud house not far from where I was. The full distance was covered without my feet touching the ground once, literally. The room was small and empty, and the only furniture were two chairs and a desk. It did not promised anything good. I landed unceremoniously on one of the chair, while the screamer keep pointing the finger at me and screaming at the top of his longs. After a few minutes, another man in uniform, possibly from southern India, showing more decoration of the two lifters and hence a higher level in the military hierarchy , entered the room. The civilian screamer started to speak in a tumultuous way to the officer, which appeared calm. I can say I was tense and curious, more tense than curious. After a few minute, the officer addressed me directly, explaining in English that I was pointing my telephoto to the point in which the border of China, India, Afghanistan and Pakistan meet. One of the most sensitive place on the planet, he explained. And even though it was peaceful at the time, the officer expected it would not stay peaceful for long. He gently asked my film, which I gave him gladly, and he let me go with a few words of advice on traveling in the area. I did not take him too seriously at the time.

I spent about one month traveling in Tibet. I remember interminable columns of military, the Muslim in villages covered with posters of Khomeini, the kindness and rural poverty of the children and the peasants, the smile of induist holy men, the traditional dressing of the Tibetan women, the Buddhist monks. None of them aware they were entering a bloody infinite war that started soon after I left. A war not over yet after more than 30 years of pain.

(Italian)
La prima cosa che mi successe appena arrivato in Tibet fu di essere arrestato. Ero appena atterrato all'aereoporto do Leh, che al tempo era una striscia di sabbia nel mezzo di montagne rocciose meglio note come Himalaya. Tirai fuori la macchina fotografica, montai il teleobbiettivo piu' potente, e cominciai a guardare le sacre montagne in uno stato di estasi. Ero nella terra dei 10.000 Budda, ero sotto il cielo blu cupo situato giusto sotto il centro del Nirvana. Nel mezzo di tale stato di esaltazione mistica, mi parve di sentire urlare qualcuno, anche se non realizzai affatto che stava urlando contro di me. Mi puntava il dito ed urlava come un folle in una lingua che immaginai sanscrito arcaico o qualcosa del genere. Ebbi appena il tempo di allontanare la macchina fotografica dal mio occhio e dare uno sguardo all'urlatore quando mi sentii sollevare verso il cielo blu e con mia sorpresa realizzai che galleggiavo a mezz'aria, come uno dei monaci ascetici in meditazione di cui avevo letto. La differenza stva nel fatto che la mia levitazione era aiutata da due soggetti di grossa taglia che mi tenevano per le braccia, e mi portarono volando in una stanza buia in una casa di fango non lontano da dove ero. La distanza fu percorsa senza che i miei piedi toccassero il suolo neanche una volta, letteralmente. La stanza era piccola e vuota, e gli unici moboli erano due sedie e una scrivania. Non prometteva nulla di buono. Fui fatto atterrare con poche cerimonie su una delle due sedie, mentre l'urlatore continuava a puntarmi il dit contor e a gridare piu' che poteva. Dopo alcuni minuti un'altro uomo in uniforme entro nella stanza, apparentemente dell'India del sud, con piu' decorazioni dei due che mi avevano sollevato e quindi di grado militare piu' elevato. Il civile che urlava comincio a parlare in maniera tumultuosa all'ufficiale, che appariva calmo. Io posso dire che ero teso e curioso, piu' teso che curioso. Dopo alcuni minuti, l'ufficiale si rivolse a me direttamente, e mi spiego' in inglese che stavo puntando il teleobbiettivo nel punto in cui le frontiere di Cina, India, Afganistan e Pakistan si incontrano. Uno dei punti piu' critici del pianeta, me spiego'. E sebbene non ci fossero guerre al tempo, l'ufficiale non credeca sarebbe rimasto in pace a lungo. Gentimente mi chiese la pellicola, che gli diedi con gioia, e mi lascio' andare dopo avermi elargito alcuni consigli sulla maniera migliore di viaggiare nella zona. Devo ammettere che non presi le sue parole troppo sul serio al tempo.

Spesi circa un mese in Tibet. Ricordo interminamili colonne di mezzi militari, musulmani in villaggi tappezzati di poster di Khomeini, la gentilezza e la poverta' rurale dei bambini e dei contadini, il sorriso dei santoni induisti, i vestiti tradizionali delle donne tibetane, i monaci buddisti. Nessuno di loro consapevole di essere sulla soglia di una sanguinosa guerra senza fine, cominciata subito dopo che io lasciai il paese. Una guerra non ancora finita dopo oltre 30 anni di pena.

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